lunedì 5 maggio 2014

Avv.to Gianni Di Pierri " Quello fu assasinio" l'inchiesta va riaperta.

 Di FILIPPO MELE

SULLA GOMORRA DELLA BASILICATA VA FATTA PIENA LUCE SIA PURE A DISTANZA DI 21 ANNI

 “L’inchiesta sull’omicidio di Vincenzo De Mare, archiviata alcuni anni fa dalla
DE Mare 
Direzione distrettuale antimafia di Potenza come delitto commesso da ignoti, va riaperta alla luce della condanna, il 23 aprile scorso, di un uomo, Gino Carbone, del posto, per false dichiarazioni sul caso rese al pubblico ministero. Occorrono nuove indagini sul quadro sconvolgente ed inquietante venuto fuori dal procedimento. Sulla Gomorra della Basilicata, che è costata la vita ad un uomo, va fatta piena luce sia pure a distanza di 21 anni”. Lo ha dichiarato alla Gazzetta l’avvocato Gianni Di Pierri, legale di Daniela e Davide De Mare, figli dell’autotrasportatore della Latte rugiada spa, ucciso con due colpi di fucile nelle campagne del comune materano il 26 luglio del lontanissimo 1993. Allora Daniela e Davide erano ragazzi ma una privazione così forte come quella dell’affetto paterno da loro subita giustifica la loro richiesta di verità e giustizia. Ecco perché la loro costituzione come parti civili nel processo contro Carbone. Ancora il loro legale: “La nostra istanza di riapertura del caso si basa proprio su quest’ultimo processo e sulla condanna ad un mese e 10 giorni di detenzione del soggetto accusato. Una sentenza che deve spingere la Procura della Repubblica a verificare punto per punto le dichiarazioni di Carbone. Dichiarazioni che io ho letto nelle trascrizioni e che non sono mai state contestate nella loro essenza ma solo sotto il profilo della loro utilizzabilità o meno nel dibattimento. Cosa che è avvenuta su mia espressa richiesta”. Ma cosa sarebbe venuto fuori dal processo? Il nostro interlocutore ha risposto delineando un
Incontro Libera su De Mare con F. Mele
quadro come quello descritto da Roberto Saviano nel suo “Gomorra”: “Il processo ha consentito di individuare i traffici di rifiuti tossici Nord – Sud come possibili moventi dell’omicidio. De Mare effettuava trasporti per la Latte rugiada spa ma si era accorto di alcune anomalie come il cambio all’ultimo momento del punto di scarico o indicazioni parziali e frammentarie sull’itinerario o sugli aspetti economici. Anomalie che avevano destato allarme in lui che, oltretutto, non aveva il controllo, di fatto, di cosa trasportava. Quando ebbe la sensazione che qualcosa non andava si rifiutò. Il tutto risulta dalle testimonianze raccolte e poi parzialmente smentite”. Ma ci sarebbe anche di più. Di Pierri: “Gli investigatori debbono ricostruire gli eventi con le testimonianze dei colleghi di De mare e con riscontri oggettivi legati al ritrovamento di fusti tra i ruderi della centrale del latte dismessa ed altri interrati nell’area del Metapontino. Per me si tratta di un quadro sconvolgente, inquietante, drammatico. Tanto che risultano agli atti accertamenti condotti dai carabinieri della Compagnia di Policoro non solo nell’area jonica lucana od in Basilicata ma anche nelle regioni vicine ed in alcune del Nord”. Insomma, per la famiglia De Mare ed il suo legale ci sarebbe ancora da indagare su una vicenda che ha portato, prima della sua
ex Centrale del Latte (f.to Mele)
archiviazione, all’iscrizione nel registro degli indagati di cinque persone. “Mi risulta che alcune di loro siano state sentite dagli investigatori. Noi miriamo, però, a far colmare - ha concluso Di Pierri –
  tutte le lacune dell’inchiesta”. Da qui la richiesta ufficiale di riapertura del fascicolo sull’omicidio De Mare che sarà presentata alla Procura della Repubblica.

L'ASSASSINO DI MAFIA DI V. DE MARE. UNO DEI DELITTI IRRISOLTI DELLA BASILICATA (F.Mele)
Vincenzo De Mare, autotrasportatore della Latte rugiada spa di Scanzano Jonico, fu ucciso il 26 luglio 1993. Stava arando un suo fondo quando l’omicida gli esplose contro due colpi di fucile. Ed anche nelle indagini su quest'altro delitto irrisolto della Basilicata noir sono state tante le lacune investigative, i depistaggi. I
BIDONI RINVENUTI NELLA CENTRALE DEL LATTE (F.TO F.MELE)
carabinieri accusarono un pensionato. Ma l’uomo fu scagionato. Il fascicolo passò alla Polizia di Stato che indagò sulla pista dei traffici di rifiuti tossici Nord – Sud . Tuttavia, fu archiviazione. Il caso fu riaperto dalla Dda nel 2005. Cinque persone furono iscritte nel registro degli indagati. La pista era quella del delitto di mafia ed i traffici sotto esame, oggi, potrebbero
essere inseriti tra quelli di cui ha parlato il pentito di camorra, Carmine Schiavone. Ma fu nuova archiviazione. Si aprì, però, un processo “a latere”. Gino Carbone, di Scanzano J., fu accusato di aver rilasciato “false dichiarazioni al pm” sul delitto. Il 23 aprile scorso la condanna per lui dal tribunale di Potenza ad un mese e 10 giorni di reclusione. Per il difensore, Antonio Cantasano, le sue dichiarazioni alla base del dibattimento non sono che “chiacchiere di paese, illazioni. Carbone sarà assolto in appello”. Per l'avv. Gianni Di Pierri, invece, legale della famiglia De Mare, “quanto venuto fuori dal processo è sconvolgente. Occorre riaprire il caso De Mare”. (fi. me.)

TRATTO DALLA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO