Attenzione
c’è il rischio di autorizzazione di impianti mobili di trattamento
di reflui petroliferi”
I
sottoscritti Ing. Antonio Alberti, Avv.. Giovanna Bellizzi, Avv.
Grazia Antonio Romano e Avv. Rocco Viggiano hanno chiesto alla
regione Basilicata, già prima della Conferenza di Servizi del 28
Marzo 2017, le copie dei Documenti di Trasporto dei materiali
(terreno, miscela di acqua e petrolio) provenienti dai sondaggi e
dall’aspirazione di liquido inquinante (acqua e greggio) , attività
che sta svolgendo ENI sul territorio di Viggiano e Grumento Nova .
La
Regione ci ha risposto con nota formale, pervenuta solo in data 18
aprile 2017, mentre la nostra richiesta è datata 22 marzo 2017, che
la quantità dei documenti che abbiamo chiesto era tanta per cui
occorreva tempo , non essendoci molto personale a disposizione.
Lo
scopo di questa richiesta era quello di avere informazioni circa gli
spostamenti di tali materiali verificando che essi siano trasferiti
lì dove si possano trattare correttamente .
Per
esempio se il terreno proveniente dai 108 carotaggi effettuati da una
ditta incaricata da ENI finissero in un bosco anziché in discarica,
essi costituirebbero un indebito inquinamento di terreno sano in
quanto alcune carote di terreno sono contaminate da idrocarburi e
metalli pesanti; allora occorre tenere sotto controllo chi custodisce
tali carote e dopo che ARPAB avrà eseguito per esempio analisi a
campione che confermino la validità delle analisi ordinate da Eni,
le carote di terreno verranno portate in idonei centri abilitati al
loro trattamento .
Se
lo stesso ragionamento lo facciamo per gli ingenti quantitativi di
acqua inquinata da petrolio e metalli pesanti e, forse, materiali
radioattivi, estratti dal terreno da ENI durante le operazioni di
bonifica del territorio inquinato da greggio, risulta di grande
importanza conoscere quali sono le quantità estratte e trasportate
ed è estremamente importante sapere quali sono i centri di
trattamento presso cui queste ingenti quantità di liquidi pericolosi
vengono portati.
Ad
oggi a noi non è stata data la possibilità di conoscere queste
informazioni ; speriamo vivamente che
però l’ARPAB e la Regione almeno stiano controllando il trasporto
ed il trattamento di tali liquidi pericolosi.
E’
importante anche scongiurare il potenziale pericolo di essere indotti
a autorizzare in deroga ciò che invece non è stato autorizzato fino
ad oggi perché esiste un fondato timore che possa avere impatti su
un ambiente già notevolmente compromesso proprio alla luce dei
recenti episodi di sversamento di petrolio dal Cova di Viggiano.
Il
pensiero corre così all’impianto SIMAM che è un impianto mobile
che vuole trattare, con un processo fisico-chimico, l’acqua di
processo del COVA contenente idrocarburi, metalli pesanti e materiali
radioattivi, proprio come la miscela che attualmente viene aspirata
dal sottosuolo, per poi scaricare l’acqua “depurata”,
risultante, nel depuratore ASI e quindi nel fiume Agri.
Dalle
Osservazioni da noi presentate ( ing. Alberti e avv. Bellizzi),
durante la V.I.A. (valutazione di Impatto Ambientale) che potete
leggere al
link http://valutazioneambientale.regione.basilicata.it/valutazioneambie/files/docs/10/99/63/DOCUMENT_FILE_109963.pdf
ed al
link http://valutazioneambientale.regione.basilicata.it/valutazioneambie/files/docs/10/99/64/DOCUMENT_FILE_109964.pdf ,
risultano numerose criticità di questo progetto, oltre ad un timore
di impatto ambientale ed a rischio di possibile incidente rilevante.
Le
enormi quantità di petrolio fuorisciuto e aspirato in questi 3 mesi
circa da Eni, sarà continuamente trasportato altrove oppure ENI, per
evitare il protrarsi di questo oneroso trasporto con autobotti si
appresterà a far arrivare un impianto di trattamento mobile che
tratti in loco tali liquidi?
Questo
e’ un ennesimo rischio ambientale che va scongiurato e l’emergenza
che si è creata ultimamente in Val D’agri non deve, in alcun modo,
costituire alibi per autorizzare altri progetti che non solo non
risolverebbero la situazione ma finirebbero per aggravare lo stato e
la salubrità di una zona già fortemente compromesso.
Quanto
sopra illustrato, per ora, è solo frutto di un “DICITUR” la
gente mormora e si spera che non abbia fondamento, ma si chiede alla
Regione di decretare l’incompatibilità ambientale dei progetti di
trattamento mobili dei reflui petroliferi in Val D’agri , anche per
evitare provvedimenti Ministeriali e rimpalli di responsabilità.
Se
questo nostro accorato appello sarà ignorato chiediamo ai Lucani di
mobilitarsi numerosi per opporsi a ciò ed alla Magistratura
chiediamo anche di intervenire per salvaguardare il nostro territorio
da un ulteriore grave impatto ambientale in barba a tutte le leggi di
salvaguardia dell’ambiente.