Dopo
la notizia che la Regione Basilicata ha deliberato la sospensione di
tutte le attività del COVA , il comitato dei professionisti
costituito da avv. G. Bellizzi, ing.
A. Alberti, avv. A.G. Romano e avv. R. Viggiano, non abbassa la
guardia e ritiene che questo provvedimento sia scaturito tardivamente
e sia stato adottato solo dopo che la situazione si sia rivelata in
tutta la sua gravità.
Comunque esso è solo il primo passo che occorre fare
per evitare il disastro ambientale e per evitare che il fermo del
COVA si trasformi in una crisi lavorativa per i tanti che lavorano
nel settore petrolifero .
Riteniamo che la semplice sospensione delle attività
del COVA possa essere addirittura un’azione inutile, se non
supportata da successivi ulteriori provvedimenti.
Gli
obbiettivi che le autorità dovrebbero perseguire in questo momento,
riteniamo siano più di uno :
· Arginare
la diffusione del petrolio per evitare la contaminazione del fiume
Agri e degli acquiferi coinvolgendo, se necessario, anche
professionalità nel settore idrogeologico esterne all’ENI ed alla
Regione;
· Progettare
ed effettuare interventi di adeguamento del COVA, valutati da una
Commissione Tecnica Comunale a cui dovrebbero partecipare anche
rappresentanti delle Associazioni Ambientalistiche, affinché gli
interventi risultino incisivi ed esso possa funzionare in sicurezza ;
· Concertare,
insieme ad ENI, un piano per utilizzare il personale anche e
soprattutto nelle attività di bonifica del territorio e durante i
necessari e importanti lavori di adeguamento alle norme di
sicurezza del Centro Olio ;
· Disporre
l’interdizione della zona Industriale all’insediamento di nuovi
impianti , fino alla completa bonifica dal petrolio del territorio,
affinché non si rischi di insediare attività (per esempio
l’impianto SIMAM) che costituiscano altri motivi di preoccupazione
e di impatto ambientale.
· Chiediamo
quindi che la Regione Basilicata disponga con decreto
l’incompatibilità ambientale di tutti i progetti che potrebbero
avere impatti impattanti per una zona, quella dove si insedia il
COVA, già a rischio di disastro ambientale anche in considerazione
dell’effetto cumulo e quindi che si disponga il rigetto del
progetto SIMAM;
· Inoltre
chiediamo che la Procura di Potenza e le Prefetture competenti
dispongano tutti gli accertamenti del caso per verificare le
eventuali violazioni della legge compiute e quindi chiediamo che
l’autorità giudiziaria disponga provvedimenti volti a garantire il
fermo del COVA sino a quando non sarà accertata con sicurezza la
causa del danno e la sua effettiva portata , oòtre a individuare con
precisione le responsabilità per fatti e omissioni in merito a
quanto accaduto;
· Chiediamo
anche che il Ministero dell’Ambiente disponga in merito al fermo
del COVA con proprio provvedimento a supporto di quanto disposto
dalla regione Basilicata, atteso che l’impianto rientra tra quelli
soggetti alla Legge Seveso III e classificati impianti industriali a
rischio incidente rilevante.
Il nostro comitato, che è nato spontaneamente e che ha
come unico scopo la salvaguardia del nostro habitat e dell’interesse
collettivo, non vuole solo essere critico nei confronti delle
istituzioni, ma vuole soprattutto lavorare insieme al esse per
trovare le migliori soluzioni a questi scottanti problemi, ma
soprattutto in tempo utile e non a scoppio ritardato , come è
avvenuto fino ad ora.
Pertanto invitiamo il Sindaco Cicala di farsi promotore
di un incontro con il nostro comitato per vagliare le nostre proposte
e portarle nelle sedi opportune affinchè vengano attuate.
In
effetti, avendo compreso la portata del potenziale pericolo avevamo
già chiesto la chiusura del COVA con il comunicato stampa del 31
Marzo scorso (
fonte http://www.gazzettadellavaldagri.it/fermate-cova-viggiano/ )
ed ora arriva il provvedimento della Regione Basilicata.
Avv. Giovanna Bellizzi, ing. Antonio Alberti, avv.
Antonio G. Romano, avv. R. Viggiano